Stop dalla Consulta al PTPR regionale: come volevasi dimostrare

Noi ve lo avevamo detto: già a luglio 2019, durante la seduta n. 398 del Consiglio Regionale, avevamo denunciato con forza le storture del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), evidenziando come avrebbe esposto la Regione Lazio a contenziosi di natura costituzionale, amministrativa e contabile, e proprio per questo avevamo presentato una questione pregiudiziale e sospensiva alla discussione del testo a prima firma della nostra portavoce Gaia Pernarella.

Oggi la Corte costituzionale  ha annullato il PTPR della Regione Lazio (qui il testo della sentenza) per le questioni che noi abbiamo sollevato più di un anno fa, mentre la Giunta faceva orecchie da mercante.

Abbiamo fin dal principio sostenuto l’inopportunità da parte della Giunta regionale di esporsi a contenziosi con l’Organo di garanzia costituzionale, quando era evidente, e lo abbiamo ribadito in più occasioni, che sarebbe bastato il recepimento dell’accordo con il Mibact per ridurre il tenore della controversia e restituire il proprio senso sostanziale al PTPR, vale a dire un atto a tutela del paesaggio e dei beni archeologici.

Purtroppo la maggioranza consiliare ha preferito continuare il procedimento, a spregio di ogni responsabilità istituzionale, esponendo la Regione al contenzioso e al dispendio di denaro pubblico per una difesa che ha subito una vera e propria debacle viste le motivazioni della Corte, col risultato che ora si torna indietro di tredici anni al Piano Territoriale Paesistico del 2007 co-pianificato con il Ministero ma soltanto adottato e non ratificato dal Consiglio, attraverso il quale sicuramente il territorio riceverà maggior tutela. Di fatto, oggi la Regione Lazio torna ad essere fanalino di coda rispetto agli adempimenti legislativi di sua competenza.

Nessuna risposta è mai giunta dalla Giunta Zingaretti alla domanda più volte fatta, sul perché si sia proceduto alla pubblicazione dei vincoli dopo e non prima della pubblicazione del PTPR, in violazione a quanto deciso nel mese di agosto 2019 dal Consiglio regionale e disattendendo i contenuti del successivo accordo con il Mibact, e viene da sé che la sentenza della Corte Costituzionale parli di violazione del principio di collaborazione e di co-pianificazione obbligatoria dei beni paesaggistici previsto dalle norme vigenti.

“Al di là degli aspetti di natura procedimentale, quello che però preme sottolineare – dichiara la nostra portavoce Pernarella – è che, secondo la Consulta, il PTPR della Regione Lazio sarebbe “improntato a un generale abbassamento del livello della tutela dei valori paesaggistici”, con la conseguente “lesione di interessi costituzionali primari” che si traducono “anche in una lesione diretta dei valori paesaggistici tutelati, determinando immediatamente una grave diminuzione del livello di tutela, sia rispetto al piano adottato nel 2007 dalla Regione e vigente sin dal 2008 in regime di salvaguardia sia rispetto ai contenuti convenuti con il MiBACT nel Verbale del 2015 e nell’accordo del 2020”.

“Questo è ancora più grave – ha concluso Pernarella – perché dimostra come la Regione Lazio, non solo abbia privato lo Stato di un effettivo ruolo decisionale sulla sorte dei beni tutelati, ma abbia stralciato buona parte delle garanzie maggiormente stringenti per il paesaggio che erano state inserite a tutela del territorio proprio nell’accordo di co-pianificazione fatto con il MiBACT”.

“Prima di avviare la discussione in Aula- ricorda la nostra Valentina Corrado– presentammo una richiesta di sospensione e di rinvio della discussione sul PTPR successivamente all’avvenuta pubblicità del piano oggetto dell’intesa con il MiBACT sostenendo, che, come rilevato da costante giurisprudenza costituzionale, l’interruzione di un procedimento di formazione legislativo concordato con lo Stato può essere giustificato e compatibile con il dettato costituzionale esclusivamente se orientato ad assicurare una tutela maggiore e più stringente per il paesaggio, altrimenti saremmo in presenza di un comportamento elusivo delle norme poste a presidio del valore primario e supremo di tutela dell’art. 9 Cost. La nostra richiesta fu bocciata. Oggi quelle motivazioni sono a fondamento della pronuncia della consulta che ha annullato il Piano” – conclude la nostra portavoce.

La Corte costituzionale ha fatto bene a ricordare alla Regione Lazio che il paesaggio è tutelato costituzionalmente. Il rilancio dell’economia, per quanto importante soprattutto in questa fase di crisi, non può passare per un abbassamento di queste tutele perché l’economia deve essere ecosostenibile e ecocompatibile, concetto evidentemente non chiaro alla Giunta!

QUI IL VIDEO DELL’INTERVENTO IN AULA IL 29 LUGLIO 2019: https://fb.watch/1YE3Ybe_wS/