Non possiamo più sorprenderci degli eventi calamitosi che sempre più violentemente colpiscono i nostri territori e anno dopo anno si moltiplicano.
Questa volta la conta dei danni la dobbiamo fare a Sabaudia, dove sono stati innumerevoli gli alberi abbattuti e le colture distrutte e, in modo ancora più devastante, a Formia, dove fiumi di fango sono venuti giù da Santa Maria La Noce, collina cittadina deturpata la scorsa estate dagli incendi e dai decennali abusi, sanati nel corso degli anni, ma che hanno comunque compromesso l’assetto idrogeologico del territorio.
Sappiamo tutti molto bene che è solo per un caso fortuito se oggi, mentre guardiamo con timore il cielo di nuovo grigio e carico di pioggia e siamo sconfortati per i danni, non piangiamo feriti, o peggio vittime, di questo ennesimo disastro che non è solo figlio del cambiamento climatico e della Natura Matrigna.
Abbiamo tutti delle responsabilità, ma anche il dovere di confrontarci con la nuova realtà che abbiamo intorno: per questo è sempre più fondamentale mitigare i rischi connessi agli eventi meteorologici avversi. Soprattutto attraverso una transizione ecologica che riequilibri gli eccessi e restituisca alla natura quello che le abbiamo tolto e che ora, lo vogliamo o no, si riprenderà, se non cambiamo ancora più decisamente rotta, come nel Lazio stiamo già provando a fare.
Nel mentre, tutta la mia solidarietà va ai cittadini, agli operatori di Protezione Civile e a tutti coloro che sono coinvolti nell’emergenza, che ieri ed oggi non si sono risparmiati ed hanno imbracciato la pala per ridare dignità alle nostre città.